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I VESTITI DELL'IMPERATORE

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Messaggio  seneca Dom Nov 22, 2009 8:12 pm

Ciao amici, scelgo di aprire un'altra discussione, non che la prima non sia importante ma forse è troppo impegnativa o troppo scomoda (non a caso il titolo era "Per un cristianesimo inedito (?)). Le cose inedite in fondo vogliamo che restino tali per consuetudine, per pavidità, per inerzia, per pigrizia, per incuria, per.....mediocrità. Nel famoso romanzo Il Gattopardo si trova una famosa frase che spesso viene spigolata per i motivi più vari: «le cose cambiano perché tutto rimanga per come è». A me sembra proprio che c'è tanta voglia di cambiare le cose non con la vera intenzione di farlo. Ma non voglio più indugiare sull'argomento passato, ma inaugurare una nuova discussione e lo faccio raccontandovi una storia dello scrittore Hans Christian Andersen: «C'era una volta un imperatore molto vanitoso, che passava tutto il suo tempo davanti allo specchio. Venutolo a sapere, due furfanti si spacciarono per sarti brillanti che confezionavano vestiti fantastici, e l'imperatore li volle convocare a corte per commissionare loro un abito mozzafiato. I due finti sarti dissero all'imperatore che l'abito che avrebbero confezionato per lui sarebbe stato bellissimo e solo gli sciocchi non avrebbero avuto la capacità di vederlo. In verità i due non confezionarono alcun vestito e quando presentarono il prodotto invisibile all'imperatore, quest'ultimo, avendo paura di essere giudicato dai due brillanti sarti uno sciocco, esclamo: è bellissimo!!!! E a seguire tutti i servi di corte, pur non vedendo nulla e temendo il giudizio denigratorio, esclamarono: maestà, state benissimo!!!!! E così i due furfanti sedicenti sarti incassarono quanto avevano convenuto per la commissione realizzata, e l'imperatore fiero si mostro al popolo praticamente in mutante. E tutti i sudditi per paura di passare per sciocchi non dissero quello che realmente vedevano. Un bimbo, però, disse ad alta voce: Ma l'imperatore non è vestito, è in mutande!» Carissimi amici, la morale della favola, direte voi, è facile da intuire: la verità a volte non coincide con la realtà e solo gli occhi liberi dalla coltre degli interessi e dei pregiudizi può permettere una visione chiara delle cose. Tuttavia, non è questo quello che mi interessa evidenziare, cioè mettere l'accento sul bambino che per la sua semplicità vede, ma sulla corte e sulla folla che accetta di vedere quello che non c'è perché qualcuno l'ha detto. Ma non solo, vorrei mettere l'accento su un particolare contesto in cui ciò accade sovente: il contesto del discorso su Dio. Non mi riferisco a tematiche alla Dan Brown (la chiesa che nasconde la verità e noi che la dobbiamo invece conoscere direttamente), quindi nulla relativamente al complotto, ma mi riferisco a qualcosa di più semplice: quando qualcuno ci parla di Dio e ce ne parla usando in maniera smodata la categoria dell'esperienza umana, noi forse che non siamo come questa folla o questa corte? Esempio: i figli stanno a casa con i genitori..... anche noi da figli dobbiamo stare nella casa di Dio; quando ti innamori non vorresti dirlo a tutti......ecco se noi siamo innamorati di Dio, allora....; oppure: Dio mi ha chiamato..... Dio mi ha affidato questi ragazzi.....allora io......; voi non la fate l'esperienza di Dio nei sacramenti?......E' come un incontro...... E così via discorrendo, tutti noi non avvertiamo questa frizione tra quello che ci dicono e come ce lo dicono e la nostra esperienza di vita? Perché, per esempio, in discorsi di questi tutto è impostato all'insegna di far emergere solo le esperienze positive della vita? (Stare con i genitori, essere amati, gli incontri, ecc....) Perché non cambiamo registro e parliamo delle esperienze negative della vita? Lì dov'è Dio!!!!!! Forse non sarebbe il caso di dire: MA CHE DICI PRETE, L'IMPERATORE NON E' VESTITO MA E' NUDO. Esorto i responsabili di gruppi a far leggere quanto scritto ai propri ragazzi e raccogliere le loro impressioni sulla mia critica al discorso su Dio, tanto per verificare se il mio disagio di fronte a certi discorsi è avvertito solo da me. Io penso che il mutismo di fronte ad un prete che ti interpella è proprio dovuto a questo: "avere paura di essere presi per sciocchi". A presto cari amici, e siate numerosi nell'interagire con me, il vostro SENECA.
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I VESTITI DELL'IMPERATORE Empty Re: I VESTITI DELL'IMPERATORE

Messaggio  anera90 Gio Dic 17, 2009 1:37 pm

L'impotente onnipotente. per scelta. Ecco perchè è facile attribuire l'assenza di Dio nei momenti bui. Perchè è difficile isolare gli atteggiamenti umani è ritrovare Dio....... però... in fonjdo è quasi scontato... il senso nei momenti bui è proprio il non senso... non ci sono spiegazioni a certi avvenimenti... è solo la legge della natura...
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